Lombardia e Piemonte sono le regioni che rappresentano oltre la metà di queste chiusure, dove è molto diffuso il consumo fuori casa oltre il 58%.
Il resto delle regioni più colpite da queste chiusure sono la Puglia, la Sicilia, la Calabria e la Valle d’Aosta.
Limitazioni rimangono anche nel resto del territorio nazionale non compreso nelle due fasce più critiche dove le attività di ristorazione (bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite solo dalle ore 5,00 alle 18,00: con la possibilità sempre della consegna a domicilio fino alle ore 22 e d’asporto.
Nelle regioni dove si registrano elevata o massima gravità, sono sospese tutte le attività di ristorazione persino la somministrazione di pasti e bevande degli agriturismi.
Nelle zone critiche è consentita solo la consegna a domicilio e asporto fino alle ore 22.
E’ vietato mangiare in prossimità dei locali.
Nelle regioni rosse e arancioni la ristorazione viene fermata dalle limitazioni imposte dall’ultimo Dpcm.
Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione si fanno sentire sull’intera filiera agroalimentare, con disdette di ordini per le forniture di prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura.
In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione rappresenta il principale canale di commercializzazione per fatturato. Le limitazioni alle attività di impresa – dice la Coldiretti – devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico.
Lungo tutta la filiera per salvare l’economia e l’occupazione in un settore chiave del Made in Italy”.